Antiche usanze nel matrimonio siciliano

Ieri come oggi il matrimonio in Sicilia resta sempre la significativa cerimonia della vita.

È ormai risaputo che, la terra del sole, la Sicilia, meraviglioso scenario di natura incontaminato, è terra d’amore. Il mare cristallino, i suoi monti, pianure e colline, da sempre hanno rappresentato il simbolo dell’unione. Tradizioni e culture variegate, effetto delle dominazioni, che con il tempo si sono avvicendate. Arabi, Bizantini, Normanni, Greci hanno lasciato le loro orme in ogni uso e costume. Nella trasmissione delle consuetudini arcaiche, ancora tanto amate, c’è il matrimonio. In Sicilia diventa, persino, un viaggio in mezzo ai prodotti tipici dei suoi paesini. Banchetti con portate appetitose, avvincenti, tra un numeroso pubblico di parenti e conoscenti, all’insegna di portate luculliane greco-romane. Il pranzo fastoso parte, infatti, dagli aperitivi, cui seguono antipasti, primi  e secondi di pesce e carne. Segue la frutta, dolci e gelati, accompagnati dall’ottimo vino siciliano con spumante e prosecco. I siciliani per il matrimonio oggi preferiscono di effettuare la cerimonia coniugale in spiaggia o in nave. Mete le isole Eolie, Taormina o Agrigento, tra i profumi di aranceti e fichi d’india; altre mete l’Etna o i Nebrodi. Coloro che scelgono la Sicilia occidentale, preferiscono Palermo, Monreale, Cefalù, Trapani, Erice. “Paese che vai, usanze che trovi”, dice un noto proverbio. Anticamente a Mazara del Vallo il frumento veniva gettato agli sposi invece del riso, dopo la cerimonia. A Lipari è ancora d’uso fare la serenata sotto il balcone della casa della ragazza. Anticamente se le finestre venivano aperte, si approvava il matrimonio. Nella città di Noto la madre del fidanzato incontrava la mamma della futura sposa con un pettine da telaio. Le domandava in prestito un altro pettine. Questo aveva un duplice aspetto, a seconda della risposta positiva o negativa. In alcuni paesi davanti alla casa dell’amata veniva collocata una spazzola. In altri paesi si usava mettere dietro la sua porta lo “zzuccu”, il ceppo del fico d’india. Quando la famiglia della ragazza rifiutava il matrimonio, si faceva ruzzolare in strada. Nel caso in cui veniva trattenuto dalla famiglia e lo portava dentro casa, stava a significare che il fidanzato poteva frequentarla e definire la promessa. Anche gli abiti da sposa hanno una loro storia in Sicilia. Il vestito della sposa dell’Ottocento poteva essere di colore bianco, ma anche di altri colori. A Terrasini alcune ragazze si sposavano in azzurro. A Siracusa all’abito azzurro si associava la tipica collana di corallo rosso con un crocifisso d’oro giallo. Significato di auspicio il corallo e il crocifisso come protezione divina. Nella Sicilia occidentale, a Milazzo, l’abito aveva larghe maniche azzurre con una gonna a ruota azzurra, agghindata da collane, perle, anelli e nastri. C’è una credenza antica, che impone a chi è superstizioso di scegliere l’abito. Una volta era rigorosamente cucito a mano dalla “madama”, sarta specializzata in abiti nunziali, quindi lasciato in casa di parenti o amici. L’abito veniva recapitato il giorno della data del matrimonio. Oggi tante spose dall’atelier d’acquisto, se lo fanno consegnare lo stesso giorno, per scaramanzia. Stesso procedimento per i fiori, infatti, oltre quelli dell’addobbo ecclesiastico, per tradizione, la sposa deve avere due bouquet. Uno è quello regalato dai genitori, utilizzato per le foto in casa e fino alla Chiesa, l’altro viene consegnato dallo sposo all’altare. Tradizione peculiare era quella di: La sera del letto, “A sira d’u lettu”. Importante l’allestimento della camera da letto: il letto nuziale era apparecchiato con lenzuola bianche, segno di purezza, dove al centro c’era un cuscino contenente le fedi nuziali. In provincia di Messina soleva dirsi: “Andiamo a vedere il letto dei futuri sposi- Annamu a vìdiri ‘u lettu d’i spusini”. La camera da letto diventava salotto ed anche la sala da pranzo, dove c’era il ricevimento dei regali degli invitati. Oggi la stanza da letto, fino alla prima notte di nozze, viene serrata. Regola fondamentale per gli sposi: non vedersi il giorno antecedente alle nozze e fino alla cerimonia. Si rammenta che come allora, oggigiorno avviene il ricevimento dei regali circa 20 giorni prima del matrimonio. Tutto diventa party, con cocktail e rinfresco. Qualche tempo fà e tuttora vengono riposti dei vassoi con i dolci per gli invitati. Non manca la tipica cesta per i soldi o buste. Fanno da contorno gli oggetti regalati. I futuri sposi, insieme, stabiliscono i testimoni e “i compari di anello”. Solitamente è qualcuno molto vicino ai promessi, da cui farsi regalare le fedi. Ciò rappresenta un rinvigorimento per un legame ancora più forte. Barriera al matrimonio per i siciliani era lo sposalizio nel mese di agosto, mese infausto, secondo antiche credenze portatore di disgrazie. A tal proposito si ricordano alcuni proverbi siciliani: “La spusa Agustina si la porta la lavina, La donna che si sposa nel mese di agosto, si porta dietro una fiumana di lacrime”, oppure “Agosto, moglie mia non ti conosco, Austu mugghieri mei non ti canusciu”.

Il matrimonio, ieri come oggi, per i Siciliani resta sempre la più importante cerimonia della vita, esempio di coraggio per condividere felici, con chi si ama il resto dei propri giorni.

Kettymillecro55@gmail.com

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