L’immortale leggenda di Colapesce

L’eroe degli abissi insegna ai siciliani che per difendere la propria terra occorre sacrificarsi, a costo della propria vita. Il mito messinese mai dimenticato nella lingua siciliana a New York.

Tra le tante leggende legate alla città di Messina, da non dimenticare è l’immortale mito di Colapesce. Un’epopea tipica antica lega la città di Messina ad uno straordinario personaggio. Una storia mitologica che ha attratto numerosi artisti, scultori, scrittori e musicisti, divenendo oggetto d’arte e di canzoni in ogni tempo. La leggenda di Colapesce racconta di un giovane, il cui nome era Nicola (detto Cola), fosse figlio di un pescatore. Pare che vivesse in un villaggio di Messina (Faro-Capo Peloro). Fu soprannominato Colapesce, perché amava stare nelle acque del mare per tutto il giorno, facendo lunghe nuotate. Dopo le immersioni in mare era solito raccontare le bellezze dei fondali e teneva cari molti dei tesori ritrovati.  La sua notorietà fu presto conosciuta dal re di Sicilia, l’imperatore Federico II di Svevia, che insieme ai suoi cortigiani si recò al largo dì Messina a bordo di una nave. Fece gettare tra le onde, così racconta una delle tante leggende, una coppa preziosa che venne subito recuperata da Colapesce. Federico II, curioso di provare la bravura, lanciò la sua corona in profondità. Anche stavolta, Colapesce ritrovò l’oggetto. Una terza volta il re volle misurare le capacià di Cola e scagliò un anello in profondità. Fu, così che Colapesce si accorse che la Sicilia era posta su tre colonne.  Una di esse era pericolante, in quanto costituita da ingenti fenditure dovute ai sismi. Per l’ennesima volta il re gettò nelle acque di Faro una corona tempestata di pietre preziose e chiese a Cola di andarla a prendere. Egli supplicò il re di non chiedergli questo. Nonostante la folla gridasse a Cola di non immergersi per il pericolo delle forti correnti e per la profondità del fondale, il giovane ubbidì. Una tradizione messinese vuole che, immersosi, spaventato per non aver visto il fondo si fosse sostituito al pilastro mancante per non vedere la Sicilia sommersa dalle acque. Molti ritengono che la colonna fosse stata erosa dal fuoco dell’Etna, tuttavia la figura di Colapesce è rimasta eroica, perchè si narra che egli non riemerse mai più. Si suppone che, pur di salvare la sua bella terra, cioè la Sicilia, sia morto annegato. La leggenda configura Colapesce come l’eroe degli abissi. L’abisso del mare fu il suo regno per sempre. Sorreggendo la colonna per evitare che Messina e tutta la Sicilia sprofondasse con tutti i suoi abitanti, il mito di Colapesce ha voluto insegnare che a volte per difendere la propria isola ci si sacrifica, rinunciando anche alla propria vita. Colapesce viene menzionato spesso da Josephine Buscaglia Maietta, regina della trasmissione radiofonica Sabato italiano di Radio Hofstra University di New York. La poesia, in lingua siciliana, dedicata a Colapesce è scritta da K.M. gradita agli italoamericani d’America, è stata pubblicata nel novembre 2022 nella più nota rivista siciliana di New York, “Sicilia Parra”, dal Presidente Prof. Gaetano Cipolla. L’autrice ha rimaneggiato qualche verso, per conformità all’originale sua composizione, dove insiste l’unicità della poesia e leggenda, che rimangono eterne per chi le scrive e legge.

Dedicato a Colapesce (in lingua siciliana, presente in “Sicilia Parra” New York)

Colapisci

Colapisci , Colapisci,

comu un tunnu,

Cola, Cola

menzu omu e menzu pisci.

Si ‘nni va  du mari o funnu,

senza premi, nè miragghia

pi’ ll’amuri da so bedda famigghia.

Cuntentu ‘i nnatari tuttu u iornu,

mai stancu i turnari ‘nta battigia.

Pinzannu a so bravura,

re Federicu , purtau ddu bastimenti

unni l’amicu. Natava

senza tregua sutta o suli,
rustennusi comu acciuga a beccaficu.

I quannu scura, a quannu brisci,

‘nta ll’acqua, i brazza.

Colapisci, Colapisci

Non mi ciccati nenti, Re Maistà,

sentu sunari i navi e sugnu cà.

Si i tri culonni unni ‘mpoggia Zancli,

fussiru sani comu si penza,

non sarìunu sfozzi nè lenza.

U’ Faru è occhiu i vitru,

chi ci hai a fari, tuttu pozzu sfidari:

ventu, tramuntana e maesrali.

Missina è bedda assai,

Lassati stari!

Non mi mannati o funnu:

v’aviti a rassegnari.

St’anciulu i Paradisu

si paga a caru  prezzu.

Missina, maremotu e tirimotu,

non c’è pilasru chi ci porta azotu.

Petri, brillanti e gemmi,

ittàti a mari i vemmi

Ora, Re Maistà, sintiti beni,

sti me paroli, spinciùnu i reni

Ca ‘ssutta, nun c’è rutta, nè cavenna.

Mmanca un pilasru d’a Sicilia.

P’i n’ccuntintari a vui,

idda è come ‘na figghia.

Mi nni calài o funnu rittu rittu,

ma vui cuntàti, comu sabbài u Srittu.

P’i saecula e saeculorum:

“Sugnu sempri ‘o Faru”.

KM

Traduzione italiano-Colapesce

Colapesce

Colapesce, Colapesce,

Cola, mezzo uomo e mezzo pesce.

Se ne va dal mare al fondo,

senza premi e nè medaglia,

per amore della sua bella famiglia.

Contento di nuotare tutto il giorno,

mai stanco di tornare sulla spiaggia.

Pensando alla sua bravura,

 re Federico, aveva portato

 due bastimenti dall’amico.

Nuotava tutto il giorno sotto il sole,

arrostendosi come le acciughe a beccafico.

Dal tramonto all’alba,

in acqua, le braccia, Colapesce.

Non domandatemi niente, re Maestà.

Sento suonare le navi e sono qua

Se le tre colonne dove si appoggia Zancle,

fossero sane come si pensa,

Non ci sarebbe bisogno di

di sforzi, nè di lenza.

Capofaro è occhio di vetro,

che posso far

Tutto posso sfidare:

vento, tramontana e maestrale.

Messina è bella assai.

Lasciate stare!

Non mi mandate al fondo.

Dovete rassegnarvi.

Quest’angolo di Paradiso,

si paga a caro prezzo.

Messina, terremoto e maremoto,

Non c’è pilastro che gli dia azoto.

Pietre, brillanti e gemme,

spargete a mare i vermi.

Ora, sentite bene,

re Maestà, queste parole:

tanto forti che pressano sui reni.

Qua sotto non c’è grotta e nè caverna,

nè un pilastro che la tenga dritta.

Per accontentare voi, la Sicilia come una figlia,

io annego,

ma raccontate a tutti

come ho salvato lo Stretto.

Per tutti i secoli,

Io sono sempre a Capo Faro.

KM

Kettymillecro55@gmaill.com

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