Realtà o miraggio? Storie tramandate dalla storia e dalla mitologia. Un paese dalle mille sfaccettature e sinuosità incomparabili.
Sembra la descrizione di una bella ragazza, la metafora di una donna, chiamata Taormina. Un paese dalle mille sfaccettature, in provincia di Messina, noto in tutto il mondo per il suo fascino ammaliante e le sue ricchezze archeologiche e storiche. Lo charme e la bellezza dei suoi colori la rendono unica, da farla denominare dai siciliani: “A cchiù bedda fimmina d’u’ munnu”, la più bella donna del mondo. La bellezza femminile esaltata dal latino femmina- ae, qui raffigura una Taormina- donna dalle mille sfaccettature e sinuosità. Taormina è situata tra lo Stretto di Messina e il Mar Jonio. È delimitata da due porte: Porta Messina e Porta Catania, con i loro archi. Poi la cima sfavillante del vulcano Etna; fra oasi di aranceti e pendici si scorge il Mar Ionio. Taormina è figlia di leggende siciliane, popolate da giganti, da mostri, poggiata sullo scenario del “temibile vulcano”, Etna. Descritta dai poeti, come finestra aperta a tutte le civiltà, con il suo Teatro Greco. Omero nell’Odissea, fa riferimento a Polifemo. L’ira del gigante non si potrebbe immaginare ambientato altrove, se non alla presenza di quel minaccioso cratere che è in cima all’Etna. Anche i nomi di paesi, fiumi, gole laviche, che la circondano, i prefissi Aci, i Ciclopi, l’Alcantara, riportano Taormina a tempi preistorici. I francesi nel 1676 si impadronirono di Taormina, mentre a Messina c’erano tumulti contro gli Aragonesi. Dopo gli Angioini, impegnati con gli Aragonesi nella guerra del Vespro, Taormina ritornò sotto il dominio degli Spagnoli. Quando giunsero le truppe napoleoniche di Napoli, Re Ferdinando I di Sicilia, la omaggiò donando al sindaco di quel periodo, Pancrazio Ciprioti, la meravigliosa terra ai piedi di Taormina che, per le sue straordinarie bellezze, porta il nome di Isola Bella. Sotto i Borbone, che si affezionarono al paese, fu realizzata una strada litoranea che univa Messina a Catania. Wolfgang von Goethe scrisse di Taormina nel suo romanzo, “Viaggio in Italia”, Pian piano Taormina “la bella fanciulla“ fu conosciuta in tutto il mondo per le sue straordinarie bellezze paesaggistiche. Se ne innamorarono lo Zar Nicola I, Gabriele D’Annunzio, Sigmund Freud, Edmondo De Amicis. Sembrerebbe quasi certo che a Taormina, Friedrich Nietzsche scrisse il romanzo: “Così parlò Zarathustra”. Numerosi furono gli alberghi delle famiglie dei dintorni. Nella seconda Guerra Mondiale, Taormina fu sede del Comando tedesco Wehrmacht e subì violenti bombardamenti alleati. Nel tempo, oltre che meta di personaggi illustri, divenne centro di artisti del teatro e televisione. Una delle attrattive più spettacolari taorminesi è il Teatro Antico. Sembrerebbe del 3’ sec. origine ellenica. I Greci rappresentarono le loro tragedie ed oggi sede di spettacoli. Ogni anno al Teatro Antico si esibisce Taormina Arte, Film Fest, rassegna cinematografica internazionale del David di Donatello. Terra di strutture storiche, possiede un altro gioiello: Palazzo Corvaja. Realizzato ad opera degli Arabi, oggi è divenuto Museo delle Arti e Tradizioni Popolari. Il palazzo è sede di convegni organizzati dal Parlamento Siciliano. Anche il Duomo è molto antico, di gusto Medioevale. Ai piedi di Taormina sorge il paese di Isola Bella, affascinante per le memorie antiche. Si dice che emerga dal “basso” come una sirena. Viene esaltata per la sua bellezza e la grazia della natura circostante. Taormina, tuttavia, è un varco aperto davanti a tutte le “meraviglie” dell’Isola, misteriose ed orride, tramandate nei racconti popolari. Fra i più noti racconti taorminesi c’è quella dei Lupinari. Secondo la fantasia popolare, i lupinari erano ritenuti dei malefici maghi, che risiedevano nella contrada Luppineria, nei pressi del borgo di Castelmola, paese in cima alle montagne di Taormina. Nelle notti di plenilunio, si tramanderebbe che costoro percorressero le strade di Castelmola, terrorizzando tutti coloro che incontravano. Si dice che si trasformassero da persone umane in maiali e che per tornare nuovamente uomini, bisognava pungerli con un chiodo che doveva essere benedetto. L’ago doveva essere quello della “ugghiata” dei contadini. La loro residenza, individuata in una baracca del querceto, nelle strettoie di Pizzo Giulio del Monte Lapa. La leggenda racconta che, in una notte di luna piena d’estate, due agricoltori di Castelmola avessero incontrato i lupinari a “Pietra Iudio”. I contadini si spaventarono così tanto, che morirono di crepacuore. Storie mitologiche, frutto di fantasia, che vengono perpetuate nel ricordo delle generazioni future. Le sue leggende, tuttavia pur destando sconcerto e dubbi, restano impresse e vive, soprattutto, nella memoria popolare. Taormina è oggi moderna, sfavillante di giorno e di notte. Con le sue luci infinite e la vita, che continua nei suoi numerosi fosforescenti locali e night è ritenuta “la più bella Femmina del mondo”. Per i suoi colori e per la sua arte, invece, è divenuta patrimonio dell’Unesco. È, per questo, che non bisogna dimenticare i secoli di Storia, che uniti alla mitologia, la rappresentano come in un mosaico scintillante.