Il Paradiso della Sicilia

Ganzirri, con la leggenda della città di Risa: Il mito della fata Morgana tra spettacoli di un mondo arcaico e surreale

(In lingua siciliana)

Ntra ddi Canziri

Ntra ddi Canziri e ‘ntra ddu beddu mari,

unni nascìu ‘u veru sciabbacotu,

‘Ntra dda rivera avemu lu “Pantanu”,

chi pi’ Missina iè ‘nu gran tisoru.

Casteddi i Risa sunnu ‘ssuttirati

pi’ la memoria di Missina bedda.

Missina è bedda, tutti lu sannu,

Cu veni ‘na vota…

Ci aresta vaddannu.

                            Il conte Miller(pseudonimo)

Traduzione

Tra Ganzirri e tra quel bel mar (Tirreno), dove è nato il vero urlatore. In mezzo alla Riviera c’è il Pantano, che per Messina è un gran tesoro. Castelli di Risa sono seppelliti, per la memoria della bella Messina. Messina è bella, tutti lo sanno. Chi viene per la prima volta…Ci rimane guardando.

Partiamo dal presupposto che il siciliano è una lingua antichissima, pura e nobile, come affermava Dante nella sua opera, il De Vulgari eloquentia. Leggendo i versi, lasciati in originale ai figli, del poeta messinese, con pseudonimo “Conte Miller”, come si definiva, si accerta un’animosità speciale, ricca di sensibilità propria dei siciliani. Messina, dunque, nella poesia dialettale travolge i sentimenti con l’amore per la terra.

Grande fascino, non solo per i turisti e per i messinesi legati alle radici storico-culturali, è Ganzirri, zona a tredici chilometri dal centro di Messina. Secondo alcune fonti la sua nascita è datata al III secolo d. C. Chi passeggia per le sue viuzze si rende conto di entrare in un mondo tutto a sé. Trattorie e Cozzari “Bbanniano”; bbanniare in lingua siciliana vuol dire gridare a squarciagola. Fino ad alcuni anni fa si udiva: “Cozze, cozze belle. Assaggiate!” La loro vista sul lago grande, anche oggi, richiama passanti e stranieri, venuti da ogni parte del mondo. I due omonimi laghi o “pantani”, sembrano essere stati sede di templi pagani, che hanno suscitato leggende e misteriosi riti suggestivi. I laghi vennero uniti attraverso un canale scavato dagli inglesi nel 1810 con reperti e fondazioni attribuite al tempio di Nettuno. Si racconta che le colonne siano servite per la costruzione della Cattedrale di Messina. A Faro, nella contrada denominata “Margi”, esisteva un terzo lago in mezzo al quale sorgeva un tempio, come ipso dicto da fonti storiche, di “ignoto Nume”. Secondo la leggenda, le acque che lambivano l’edificio erano sacre al dio. Non se ne poteva scandagliare il fondo senza incorrere nel pericolo di avere paralizzati gli arti che venivano a contatto con le venerate acque. Di fronte al Pantano piccolo, invece, sorgeva l’antica città di Risa, dal nome della principessa che la governava, che un cataclisma fece sprofondare nel lago. Ancora oggi, fra i vecchi del luogo, c’è chi giura di aver visto specchiarsi le strade e i resti delle abitazioni sparse di colonne. Tradizionale l’attività lavorativa e produttiva esercitata nei laghi, quella della mitili-coltura. Questi laghi, secondo Plinio, erano sorti dopo il terribile terremoto che separò la Sicilia dal Continente”. La pesca delle cozze o mitili è una pratica diffusa anticamente nei laghi di Ganzirri, tanto che l’economia ne risulta fortemente caratterizzata. Sino al XIX secolo avveniva anche la raccolta delle ostriche ; ormai quasi estinta . La coltivazione riguarda la raccolta del Gallo provincialis, conosciuta come “cozza”, ma comprende anche la coltivazione delle vongole. In principio si svilupparono spontaneamente vicino ai pali che venivano fissati sul fondale del Lago per circoscrivere i singoli poderi e le zone di pesca. Tuttavia i pescatori constatando il ciclo di crescita delle cozze, costruirono i canali artificiali. La tecnica della coltivazione risulta complessa, in quanto il ciclo di vita della “cozza” inizia ad ottobre e dura per circa due anni. È usuale per i pescatori, nel lago piccolo, costruire i libani, ovvero corde vegetali stese in orizzontale sul lago e legate nella parte superiore a dei pali. Questi a loro volta sono piantati sul fondo alla distanza di cinque metri l’uno dall’altro. È per tale motivo che si cerca di costruire un luogo, affinché le larve delle cozze possano espandersi. Nel mese di gennaio i mitili si cominciano ad avvistare, mentre in primavera sono già sviluppati. I pescatori li dislocano nel Lago grande, pulendoli dai parassiti. Vengono deposti su un setaccio galleggiante sotto, dove le cozze si incagliano insieme. In seguito, separate dai pescatori e inserite in reti di nylon, vengono agganciate nella riserva naturale del lago. L’ultima fase è il trasporto nel lago piccolo, per essere ossigenati per tutta l’estate e pronte per essere collocate nel Lago grande. Ciò per ottenere un’abbondante polpa ed essere pronte per la vendita. Negli anni ‘60 e ‘70 la coltivazione dei molluschi era, a Ganzirri, un’attività economica redditizia per molte famiglie, addirittura principale fonte di sostentamento. Oggi questa tradizione ha perso un po’ il fascino di un tempo, poiché i laghi sono minacciati dall’inquinamento, che ha messo a rischio l’equilibrio biologico e naturale dei laghi. È, così, che lo spettacolo naturale diventa un tutt’uno con le mitiche serate organizzate per intrattenere il pubblico “Ganziroto”.

Lì l’amore per la terra si fonde in un paesaggio di un mondo surreale dai suoni arcaici, ma moderni. La gente del luogo e i turisti, che in estate sentono il bisogno dell’ebbrezza della sera, vengono aggrovigliati in uno status di mitologia e verità imprescindibili l’uno dall’altro.

Kettymillecro55@gmail.com

Condividi su
Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email