Ieri come oggi: il Natale messinese

Ricordi e tradizioni. Arrivismo e desiderio di ambizione, antefatto di un finale, dove si perde la cognizione di sè stessi e dell’altruismo.

Se le tradizioni tengono vivo il ricordo dei Natali più belli è pur vero che il progresso e la tecnologia conducono in un futuro ricco di cambiamenti. A Messina si tramanda che dal Forte Gonzaga, Cristo Re e Montalto, fino alla Madonnina del porto, la neve in quel Natale del ‘56 imbiancò Messina. Lo spettacolo rallegrò le festività durante la notte ghiacciata. Messina fu resa un Presepe in un carisma del tutto lunare. Pareva che in quegli anni crescesse l’abbondanza, il periodo del benessere, del miracolo economico. La gente per strada si affollava anche la sera e, di giorno, nei negozi si entrava ed usciva con grandi pacchi dono. La macchina divenne una moda. Grande premura per l’auto delle feste. Le ditte Lancia Siracusano, Fiat Interdonato e Alfa Romeo Cundari, concessionarie dell’epoca, facevano a gara per vendere. Presso i grandi magazzini UPIM e “Fratelli Piccolo” le grandi famiglie, grazie alla sospirata tredicesima, compravano i capi per le grandi feste di Natale. Per lo shopping, infatti, in giro dirigenti e personale degli Aliscafi Rodriquez, della Gazzetta del Sud, Marisicilia e gente abituale. Era consuetudine, alla processione della mezzanotte, dalla chiesa dell’Immacolata avanzasse una processione. Il parroco tra le mani portava la statua di cera di Gesù Bambino. Lo cullava, mentre si procedeva con la musica della banda musicale. Le campane, intanto, suonavano a festa. Era d’uso dal febbraio 1713, quando il “Bambinello” di Padre Fabris iniziò a lacrimare. Molte le usanze e tanti ricordi…. Tutto sembrava magia, persino il megafono che a voce sonora gridava: “Quando l’ora della cena scocca, focaccia La Rocca”. Era questa la pubblicità che reclamizzava il noto panificio di piazza Cairoli. Tra le rosticcerie più rinomate, per la gioia del palato, “Pippo Nunnari”, con i suoi arancini, mozzarelle in carrozza, pidoni messinesi, doremì, pasta al forno e quant’altro. Per la ristorazione anche “Borgia” era punta di forza del centro città. In ogni via si sentiva il bisogno di rifarsi dai grandi patimenti della seconda guerra mondiale. Ai fumatori sembrava un sogno poter acquistare al tabacchino le sigarette di marca nazionale ed estera. Si ricordavano le cicche lasciate a terra dalle truppe alleate, cui spesso se ne riusciva a fumare ancora metà. Quando si usciva da casa con la sigaretta spenta, ci si rivolgeva ai passanti: Scusi, avrebbe da accendere? Per i gelati simbolo di prestigio era il Ritrovo Irrera di Piazza Cairoli, leccornia di dolci, coni e granite caffè con panna. Le cornamuse e i “ciaramillari” intonavano suoni straordinari di “ninne nanne”. Spesso provenivano dalla vicina Calabria e dai paesi della provincia di Messina. Molti anche i ciaramillari di Castanea delle Furie, Masse e Montalbano Elicona. Fra i più rinomati, lo zampognaro Mastru Paulu “u turnaturi”. Indossava il costume di rito, giacca di velluto scuro, sopra i cosuneddi stretti con legacci sotto le ginocchia. Addosso teneva un cappotto di “n’incirata” e un birrittuni di pilu, oppure la “mèusa” adibita a” sghimbesciu” sulla testa “crinuta”. Tutto il vestiario era accompagnato dal parapioggia a tracolla. Ai piedi calzava “zampitte o calandrelle”, tenute da lunghi lacci. Il personaggio con la zampogna, dall’aspetto antico, era particolare in quella magia lunare. Ogni quartiere rendeva unico il Natale con il suono caratteristico delle ciaramelle, per le case e per le strade e vicino al Presepe. Le traverse più affollate aprivano le feste con addobbi originali. Primeggiavano i fruttivendoli che realizzavano la “cona” con fronde verdi di “spinapulici”, “sparacinu” e “mbriacheddi”. Ancora arance coperte di stagnola, mandarini e clementini attorniavano il Bambinello in mezzo alle noci, mandorle e nocciole (scacci) e datteri. Erano presenti ciondoli di pomodoro a scocca, come stelle filanti degradano dal cielo. Dal giorno dell’Immacolata, tradizionale giorno della preparazione dell’albero. Per strada non mancavano i “cantastorie orbi” che allietavano le loro litanie attraverso i suoni di violino e chitarra. È strano ricordare le serate di feste di Natale organizzate alla Camera di commercio, nei padiglioni della Fiera campionaria, al Comune, alla sala Metropol o Rialto Azzurro. Le feste si svolgevano con tenue semplicità! La baldoria trovava il suo massimo splendore a Capodanno, quando ai botti si univano i fuochi di artificio. Tradizionale era prendere oggetti che la gente, gettava da finestre e balconi, per scacciare via l’anno vecchio e inaugurare il nuovo anno. I ragazzi di allora, a turno, architettavano di ballare in casa, spostando la “buffetta” (buffet) che ingombrava le lugubri stanze. Bastava un giradischi che, collegato alla radio, ne amplificava il tono della musica. I nonni insistevano sul facile ed anche economico gioco della tombola, per la felicità dei bambini. Il pranzo di Natale preannunziava gustose pietanze preparate all’antica, per cui si assaporavano cibi poveri, tradizionali, ma succulenti e tipici della cucina messinese. Protagonista la pasta “ncaciata”, polpettoni, anguille, tacchino al forno e frutta secca. Alla fine la cassata siciliana. Oggi come ieri si ripete: Natale con i tuoi, le altre feste con chi vuoi. Ristoranti e sale da ballo strapiene per il Capodanno, dunque. Nonostante oggi l’evoluzione tecnologica, i cellulari, le scoperte scientifiche e tutto ciò che ci trasborda in una città del futuro, non possiamo dimenticare le guerre in varie parti del mondo. La pace è minacciata da terrorismi, da violenze sulle donne, femminicidi, disoccupazione, malattie. Ci sono, poi, falsi profeti, che attraverso la droga minano la mente di tanti ingenui giovani. L’unico vero Profeta, però, quello vero, è sempre uno, il solo, il perfetto, il più giusto. È quello che ci ama, indipendentemente dallo stato sociale: il Bambinello.

Sembrerebbe ricordarci in ogni istante: Attenzione all’arrivismo e desiderio di ambizione! Questi sono l’antefatto di un finale, dove si perde la cognizione di sè stessi e dell’altruismo. La semplicità e purezza d’animo elevano l’uomo e confermano la vera dignità che ci rende simili a Lui. Uniamoci in un Natale che ci renda sereni!

Kettymillecro55@gmail.com

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