L’italoamericano Frank Buffalino, di Wilson Ave Westbury, New York

Di umili origini, non nasconde che suo papà era analfabeta e dunque lui lo aiutava per capire come muoversi nei primi anni. I giovani, che emigrano, abbiano il coraggio di intraprendere la strada giusta per il futuro, senza deviazioni e distrazioni di sorta. Gli italiani sono e saranno sempre il fiore all’occhiello delle generazioni future.

Un’estate che va sul finire è quella che sorprende l’italoamericano Frank Buffalino, di Wilson Ave Westbury, New York, che stiamo intervistando. Il personaggio del Sud Italia, di Durazzano, Benevento, ci sorprende per la sua grande modestia. Rievoca il suo viaggio per emigrare in America 61 anni fa. Era il 1963, anno che segnò la morte del Presidente John Fitzgerald Kennedy. Quando fu annunciato il suo assassinio al megafono, lui giovanissimo, rivolto ad un amico bisbigliò: Qui uccidono i Presidenti? Ingenua espressione di un ragazzino che arriva per la prima volta in terra straniera. Della sua infanzia ricorda il suo paese, il cibo pulito e l’aria salubre di Durazzano. Di umili origini non nasconde che suo papà era analfabeta e dunque lui lo aiutava per capire come muoversi nei primi anni. Negli USA era emigrato con i genitori e i fratelli Nicola e Francesca. In primis aveva cominciato a lavorare in una pizzeria. L’America offre moltissime opportunità, basta saperle cogliere. Rievoca che suo papà lo consigliava, ma lui ha sempre fatto di testa sua, cercando di non sbagliare. In principio difficoltà con la lingua, che poi ha superato, grazie ad una fidanzatina americana. In seguito ha lavorato, così ipse dicit, come battilamiere, una sorta di lattoniere per circa 5 anni. Un lavoro difficile, che aveva potuto ottenere, dopo un corso di 3 anni; tuttavia la vernice che respirava, lo faceva star male. Quando ci pensa, riflette che erano tremendi quegli odori esalanti! Poi a 20 anni decide di partire come militare in Vietnam, in quella paurosa guerra, dove tanti giovani morivano. È lì che avviene un episodio drammatico. C’erano tre carrarmati che dovevano assicurare una strada, in cui doveva passare l’esercito americano. Frank si trovava sul secondo, quando all’improvviso una mina fece saltare in aria il secondo, dove si trovava lui seduto all’esterno. Ferito copiosamente alla gamba e alla schiena, con il sangue che scorreva dalla bocca e dalle orecchie, finisce in ospedale. Viene poi decorato con la medaglia di bronzo, per meriti speciali. Per poter rimanere in America, il capitano, che lo aveva preso in simpatia lo manda alle Hawaii, dove finalmente ha il permesso di rimanere in America. Prosegue il suo iter, lavorando nell’edilizia e diventa un bravo imprenditore comprando e vendendo immobili. La sua sistemazione avviene alle Poste Americane dove rimane per 32 anni. È un lavoro che felicemente ha fatto per il resto della sua vita. Ostenta vigorosamente di avere tre figli, Rocco, Mike e Thomas con 4 nipoti. Non ha tante pretese, ma si augura per il futuro che la pace regni nel mondo. Che mai si arrivi alla terza guerra mondiale e che uniti tutti si prosegua perennemente nella strada della concordia. Frank segue regolarmente Radio WRHU 88,7, in particolare la trasmissione radiofonica “Sabato Italiano”, con la giornalista italoamericana, Promoter e Radio Host, Cav Josephine Buscaglia Maietta, di Radio Hofstra University di New York. In primis negli eventi a favore del sociale, durante i festeggiamenti della Madonna Assunta, Buffalino ha potuto avere l’opportunità di conoscere le qualità della siciliana Josephine, che promuove da sempre la cultura italiana nel mondo. L’intervista volge all’epilogo con le parole confortanti del nostro intervistato, affinché i giovani che emigrano abbiano il coraggio di intraprendere la strada giusta per il futuro, senza deviazioni e distrazioni di sorta. Afferma che gli italiani sono e saranno sempre il fiore all’occhiello delle generazioni future, ovunque si trovino, per essere profumo di zagare e gelsomini dall’Europa, fino in Australia.

kettymillecro55@gmail.com

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