
GianVito Bottalico è partito per gli Stati Uniti nell’ottobre 1967. A 17 anni per lavoro a Monaco di Baviera, in Germania. Giunto negli Stati Uniti nell’ottobre 1967. Assunto da una Ditta che ripara motori elettrici, per lo scarico e manutenzione delle navi, anche riparazioni a vagoni. Monito a non dimenticare mai l’Italia per gli italiani all’estero.


Conosciamo GianVito Bottalico, italiano di Mola di Bari, paese sulla costa a 20 km. da Bari. Vive nello Staten Island a pochi Km. da New York e per le sue qualità artistiche è come trovare una miniera d’oro. Emozionato, insieme alla bella moglie, che lo aiuta nei nostri contatti, ci riserva sorrisi e si dichiara disponibile alla registrazione. È partito per gli Stati Uniti nell’ottobre 1967. Gli chiediamo di raccontarci il suo viaggio in America, le difficoltà, ma anche le emozioni. Con tranquillità ci confida che aveva già provato queste sensazioni, quando a 17 anni era partito per lavoro a Monaco di Baviera, in Germania. I suoi genitori si chiamavano Concetta Vilardi ed Antonio Bottalico. La partenza in America gli cambia la vita. Erano giunti perché la sua mamma , bravissima sarta, era stata assunta in un negozio. Intanto facevano da tramite i cugini e gli zii, che già si trovavano negli States. Il primo impatto è stato difficile, in primis sono arrivati a New York City, poi trasferiti con la famiglia a Brooklyn ed in seguito a Staten Island. Un momento di difficoltà per la lingua, che supera frequentando la scuola per il corso di inglese. In Italia GianVito aveva preso il titolo triennale all’Istituto Tecnico industriale, Luigi Santarelli di Bari, come Elettromeccanico nel 1964. È stato quel titolo in Italia, che gli ha saputo dare le basi per il suo mestiere. Aveva iniziato, infatti a fare impianti elettrici nei pescherecci, poi a Monaco con una compagnia lavorava impianti di illuminazione per le strade o per palazzi. In seguito aveva scelto di tornare in Italia, a Milano sempre con impianti. Giungendo in America, dopo qualche giorno riesce a trovare lavoro e con lui anche il papà e i fratelli. GianVito di grande esperienza viene assunto da una Ditta che ripara motori elettrici, per lo scarico e manutenzione delle navi, anche riparazioni a vagoni. Si sente più sereno con un lavoro che lo soddisfa in terra straniera. Una famiglia numerosa di cinque fratelli: Caterina, Vito che vive in Italia a Mola, GianVito, il nostro intervistato che in ottobre compie 58 anni di permanenza in America, Michele e Margherita. All’età di 22 anni incontra Grace Russo, con origini siciliane di Alicudi (Isole Eolie), due anni più piccola di lui, si innamorano e dopo appena due anni si sposano. La sua vita prosegue tra lavoro e famiglia, con tre figli, Antonio, Vincenzo di cui i due maschi, Vigili del fuoco e la figlia femmina Tina Marie, che ha studiato medicina ed è una Pediatra. Ora è nonno di otto bellissimi nipoti, di cui sei maschi e due femmine. GianVito ha sempre collaborato con la comunità italoamericana ed ha incentivato la cultura italiana, gli usi e le tradizioni della patria. Ha l’hobby della musica e del canto. Gli piace suonare la chitarra e la pianola; infatti spesso si esibisce con Karaoke, in varie manifestazioni, anche con altri italoamericani, venuti dall’Italia. Ogni anno alla parata del Columbus Day nel mese di ottobre, nella V strada di New York con abiti tradizionali indossa il vestito di Cristoforo Colombo e sfoggia “le sue due creature”, il famoso “Ponte di Brooklyn”, arricchito dalle luci e le “Tre Caravelle”, la Nina la Pinta e la Santa Maria. Queste creazioni sono interamente fatte artigianalmente da GianVito con fili di vari metalli, cartone, legno e vari materiali. L’italoamericano vuole dimostrare la sua riconoscenza al navigatore italiano, scopritore dell’America il 12 ottobre 1492. È stata in una delle manifestazioni, che ha incontrato che ha conosciuto la Presidente AIAE, Cav Josephine Buscaglia Maietta, anche lei immancabile presenza nella V strada di New York per la parata. La giornalista è Host della trasmissione radiofonica “Sabato Italiano” a Radio Hofstra University di New York, premiata dall’UNESCO, prima “Radio University in the world”, in onda dalle 12:00 alle 14:00 sulla stazione radio WRHU.org FM 88.7, dove l’intervistato è stato ospite. Riferisce che ciascun italiano all’estero vuole essere parte della comunità. Agli italiani che si trovano in Australia, dove ha i amici ed i suoi cugini, Arena di Sidney e Virgona di Melbourne, chiede a viva voce di non dimenticare mai la propria patria. Chi si trasferisce all’estero deve avere il coraggio di sfondare. “Si deve essere desiderosi di imparare in ogni circostanza”, così dice. Ribadisce di essere umili e mai dimenticare le tradizioni italiane. Invita i giovani ad infondere pace, quella pace per la quale ogni italiano, che vuole la serenità, è desideroso in ogni momento della sua vita.
Solo così potrà avere garantito un porto sicuro per il futuro per sè e le generazioni future.